Coming out o outing?
Coming out o outing, qual è la differenza? La differenza è semplicemente in questo: “Io sono omosessuale, lui è omosessuale”
In altri termini, il coming out è quando un individuo in maniera volontaria svela il suo orientamento sessuale e ciò può avvenire anche pubblicamente.
L’outing indica, invece, che la rivelazione pubblica dell’orientamento sessuale di un individuo è stata fatta da altri e non dal diretto interessato. Questo può avvenire di solito contro la sua volontà o senza il suo consenso.
Coming out è l’abbreviazione di “coming out of the closet”, letteralmente vuol dire “uscire dal ripostiglio” e, in modo figurato, “rivelare il proprio orientamento agli altri”.
L’orientamento sessuale di una persona quando non è eterosessuale, può essere oggetto di stigma sociale. Pertanto il suo svelamento comporta conseguenze, che l’individuo può non essere disposto ad affrontare o non essere in grado di gestire.
Come psicoterapeuta è importante comprendere insieme con il cliente, il significato che riveste l’atto del coming out e poterne valutare le conseguenze.
La gestione del proprio svelamento è un compito evolutivo molto importante, ma tutt’altro che facile. Il ragazzo gay o la ragazza lesbica devono per esempio capire con chi è possibile parlare del proprio orientamento sessuale e in quali circostanze chiararsi gay, ad esempio, a un gruppo di bulli omofobi potrebbe rappresentare un atto di coraggio, ma anche la ricerca di una punizione per un’omosessualità conflittuale.
Per chi ha un orientamento omo/bisessuale, il coming out è un processo sempre in corso, nel senso che non avrà mai fine, a causa della sua intrinseca “invisibilità” e quindi pone continuamente di fronte alla scelta se rivelarsi o no agli altri.
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