I disturbi alimentari nell’infanzia sono molto frequenti, proprio perché l’alimentazione rientra tra le esperienze principali che il neonato vive. Infatti, l’alimentazione è una delle prime forme di contatto con il mondo esterno, di contatto e interazione con la figura di rifermento. Per questo diventa uno dei fattori principali intorno al quale ruota lo sviluppo del bambino.
La madre che nutre il figlio non da soltanto cibo, ma anche cura e affetto. L’assunzione di cibo è strettamente connessa alla sfera affettiva. Quindi il bambino non riceve solo nutrimento nel senso di essere sfamato, ma anche nutrimento relazionale, essenziale per uno sviluppo psicologico sano.
Viceversa se le modalità di accudimento dei genitori non sono in sintonia con le reali esigente del neonato questo porterà in quest’ultimo a far sorgere una sorta di confusione. Il bambino metterà in atto una serie di meccanismi difensivi e compensatori, che saranno tanto problematici e patologici quanto più sarà necessario e urgente attivarle.
Parlando di disturbi alimentari nell’infanzia è importante anche fare la distinzione tra disturbo vero e proprio e difficoltà nel rapporto con il cibo. Saper riconoscere il confine che separa queste due diverse condizioni è importante per intervenire clinicamente nel primo caso, e con degli accorgimenti da dare ai genitori, nel secondo caso, per evitare che il rapporto con il cibo si strutturi in un vero e proprio disturbo.
Il trattamento dei disturbi dell’alimentazione nell’infanzia è la psicoterapia e l’approccio strategico si è rivelato particolarmente utile nella loro risoluzione. L’intervento è di tipo indiretto nel senso che si evita di vedere i bambini cercando di capire cosa hanno fatto i genitori fin a quel momento per risolvere il problema. Solitamente è proprio quello che si fa per superare le difficoltà (tentate soluzioni), che non solo mantengono la situazione problematica, ma lo strutturano in un vero e proprio disturbo.
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