In questo articolo parlerò del suicidio in adolescenza, del perché è un’età a rischio e delle possibili cause, che portano a questa forma estrema di violenza verso sé stessi.
L’adolescenza, come dicevo, è una fase della vita molta complessa. In questo periodo si verificano grandi cambiamenti, che interessano più aspetti: cognitivo, emotivo-affettivo, fisico e comportamentale. Quindi, il giovane si trova a far fronte a tutta una serie di trasformazioni.
I compiti evolutivi
L’adolescente, perché possa compiere il graduale passaggio dall’età infantile all’adultità, deve superare una serie di compiti evolutivi. Deve fare i conti con un corpo che cambia e che non sempre piace. Vivere la pressione verso nuove forme di relazioni, centrate sull’affettività e sulla scoperta della sessualità, terreni sconosciuti e quindi densi di pericoli. Inoltre, deve affrontare il distacco emotivo dalle figure parentali e costruire la propria autonomia personale.
Questo è anche il periodo in cui avviene la disillusione da una realtà ideale, che ci si era creati da bambini, a una realtà difficile e dolorosa. Il giovane sente di essere più fragile, vive una forte crisi identitaria, non si stima abbastanza, si sente incerto e insicuro, disorientamento.
Questa fase della vita diventa il momento per mettersi alla prova. Per gettare le fondamenta per uno sviluppo sano e una buona salute mentale, o viceversa per una serie di disagi mentali. Se il giovane ha un sostegno, dei punti di riferimento, sarà in grado di superare queste nuove sfide.
Queste nuove sfide rendono più vulnerabili e provocano tensioni interne. Il non riuscire ad affrontare questi compiti evolutivi, comporta a una perdita di autostima, sensi di colpa, vergogna, disperazione, che possono mettere in crisi l’equilibrio psicologico dell’adolescente.
Inoltre, il giovane può sperimentare perdita identitaria, caduta di autostima, insicurezza e precarietà. Si sente disorientato, emotivamente instabile, confuso rispetto al proprio ruolo personale e sociale. Non si sente più onnipotente, come quando era più piccolo, aumentano le preoccupazioni.
L’adolescente è tendenzialmente molto impulsivo. Questo fa si che quando sente di non saper gestire le continue frustrazioni, gli abbattimenti, le mortificazioni, passi subito all’azione. Inoltre, il modo di vivere le emozioni e le situazioni, sono molto più intense rispetto alle altre età della vita.
Il rischio di suicidio, allora, diventa particolarmente elevato se questo naturale passaggio di crescita è accompagnato da una visione negativa della vita, dalla mancanza di speranza, dalla percezione di un dolore psichico insopportabile.
Il pessimismo, la scarsa speranza nei confronti del futuro, un difficile rapporto con il corpo, il senso di non farcela ad affrontare i compiti della vita e di non essere supportati dagli adulti sono elementi che possono favorire l’intenzione di uccidersi.
Le cause che possono spingere al suicidio possono essere tante: un lutto, una violenza sessuale, una delusione amorosa, una grave accusa, un insuccesso scolastico, episodi di bullismo, una gravidanza indesiderata, un fallimento, l’esclusione da parte dei pari.
Il suicidio è il mezzo più veloce per superare le difficoltà, per svincolarsi di una realtà che avvilisce e annienta. In breve, il suicidio diventa una scelta nel momento in cui si percepisce un’impossibilità a superare un ostacolo evolutivo.
Il trattamento
Cosa importante, quando si lavora con un adolescente, che ha tentato il suicidio, è la costruzione di una forte alleanza terapeutica. La prima preoccupazione deve essere quello di costruire un rapporto fondato su un’assoluta sincerità. Il primo messaggio che deve passare, è che il suo dolore e la sua sofferenza hanno un senso profondo e meritano rispetto e attenzione.
Il terapeuta deve rispettare il suo desiderio di morire, ma al tempo stesso offrire valide ragioni per sviluppare un piano di esistenza. Una nuova visione della sofferenza e dei limiti come opportunità di vita e non di morte. La sofferenza umana è una condizione, che per quanto terribile e insopportabile, può essere affrontata.
Mediante un dialogo leale e aperto, la terapia psicologica offre l’opportunità per stimolare uno sviluppo sano e una buona salute mentale futura. Essere sostenuti, dare voce a tutti quei silenzi accumulati. Far vivere il proprio mondo fragile e considerarlo non come un limite, ma come motore pulsante del proprio essere.
Vi è un’alternativa al suicidio che non ha nulla di prodigioso se non il fatto di poter vivere un’esperienza di accompagnamento alla vita, che non si è ben configurata nella propria storia.
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