In questo breve articolo parlerò dell’approccio strategico-costuttivista al trattamento della disfagia psicogena. Per fare questo è intanto importante prima definire cosa si intende per disfagia.
La disfagia è caratterizzata da un’alterazione qualitativa e quantitativa della deglutizione. Quindi vi è una difficoltà a deglutire.
La deglutinazione è la capacità di una persona a incanalare dall’esterno verso lo stomaco sostanze solide, liquide, gassose o miste.
La disfagia psicogena, come si può intuire, si verifica in assenza di ostacoli obiettivamente rilevabili. Questo significa che si manifesta anche senza che ci possano essere delle cause organiche di tipo anatomiche o fisiopatologiche. La difficoltà a deglutire è più dovuto a una forte componente emotiva, ansiosa o depressiva. In breve è attribuibile a un disagio psicologico.
Il sintomo più frequente della disfagia psicogena è la paura del deglutire e la paura di strozzarsi. La conseguenza di questo modo di percepire la realtà porta a mettere in atto una serie di comportamenti che hanno lo scopo di evitare di mangiare certi cibi. La conseguenza di questi evitamenti, come si può immaginare, può portare a nutrirsi male e a perdita di peso.
Inoltre, chi manifesta questa problematica solitamente vede limitata la qualità della vita. II focalizzarsi sulla paura di strozzarsi inevitabilmente influisce sulle relazioni sociali, lo svago, sulla propria autostima e sicurezza.
Il trattamento
Per quanto riguarda il trattamento, quello che è importante sapere è che il comportamento di una persona può essere adeguatamente compreso e utilmente modificato solo se inserito in un contesto, dove esso assume forma e significato.
L’essere umano è un’unità integrata di ordine biopsicosociale. Questo significa che una variazione in un aspetto, va a modificare tutti gli altri livelli. In quest’ ottica la
patologia è la manifestazione di un disagio, di un rifiuto, che non è solo del corpo ma di tutta la persona. Quindi diventa un segnale da decodificare, uno dei molteplici
modi con cui il nostro corpo può comunicare.
Il trattamento consiste nell’indagare su tutto quello che è stato fatto e che viene fatto per risolvere il disagio psicologico, sia da chi manifesta il problema, ma anche da coloro che interagiscono con il portatore del sintomo.
Gli individui che richiedono una terapia, hanno problemi o disagi per i quali non sono stati in grado di risolvere da soli o di trovare delle soluzioni efficaci. O meglio hanno cercato delle soluzioni, ma che sono proprio queste tentaate soluzioni che mantengono il problema.
Quando siamo nel campo dei disagi psicologici, quello che è fondamentale sapere è che solitamente ciò che non funziona raramente ha un effetto neutrale, il più delle volte peggiora la problematica.
Quindi, obiettivo della psicoterapia è la rottura interpersonale di mantenimento del problema. La persistenza di un problema si regge sulle tentate soluzioni operate per risolvere il problema stesso, i tentativi di superare il disagio contribuiscono a definirlo e mantenerlo.
Si viene a formare un circolo vizioso, che tende a mantenersi e a autoalimentare proprio mediante i tentativi di cambiamento operati dall’individuo stesso e dalle persone con lui coinvolte in tale dinamica.
In altri termini, è fondamentale è indagare sui processi circolari che aiutano a perpetuare il sintomo e mantenerlo nel tempo. Per far questo è necessario creare vere e proprie esperienze emozionali che permettono di percepire e reagire alla realtà in modo nuovo e più funzionale.
Gentile visitatore/visitatrice, se desidera avere maggiori informazioni o chiedere un supporto, può chiamare al 3470716419, o cliccare su contatti. Ricevo a Ciampino, via Alessandro Guidoni, Roma, zona Castro Pretorio.
In questo breve articolo parlerò dell’approccio strategico-costuttivista al trattamento della disfagia psicogena. Per fare questo è intanto importante prima definire cosa si intende per disfagia.
La disfagia è caratterizzata da un’alterazione qualitativa e quantitativa della deglutizione. Quindi vi è una difficoltà a deglutire.
La deglutinazione è la capacità di una persona a incanalare dall’esterno verso lo stomaco sostanze solide, liquide, gassose o miste.
La disfagia psicogena, come si può intuire, si verifica in assenza di ostacoli obiettivamente rilevabili. Questo significa che si manifesta anche senza che ci possano essere delle cause organiche di tipo anatomiche o fisiopatologiche. La difficoltà a deglutire è più dovuto a una forte componente emotiva, ansiosa o depressiva. In breve è attribuibile a un disagio psicologico.
Il sintomo più frequente della disfagia psicogena è la paura del deglutire e la paura di strozzarsi. La conseguenza di questo modo di percepire la realtà porta a mettere in atto una serie di comportamenti che hanno lo scopo di evitare di mangiare certi cibi. La conseguenza di questi evitamenti, come si può immaginare, può portare a nutrirsi male e a perdita di peso.
Inoltre, chi manifesta questa problematica solitamente vede limitata la qualità della vita. II focalizzarsi sulla paura di strozzarsi inevitabilmente influisce sulle relazioni sociali, lo svago, sulla propria autostima e sicurezza.
Il trattamento
Per quanto riguarda il trattamento, quello che è importante sapere è che il comportamento di una persona può essere adeguatamente compreso e utilmente modificato solo se inserito in un contesto, dove esso assume forma e significato.
L’essere umano è un’unità integrata di ordine biopsicosociale. Questo significa che una variazione in un aspetto, va a modificare tutti gli altri livelli. In quest’ ottica la
patologia è la manifestazione di un disagio, di un rifiuto, che non è solo del corpo ma di tutta la persona. Quindi diventa un segnale da decodificare, uno dei molteplici
modi con cui il nostro corpo può comunicare.
Il trattamento consiste nell’indagare su tutto quello che è stato fatto e che viene fatto per risolvere il disagio psicologico, sia da chi manifesta il problema, ma anche da coloro che interagiscono con il portatore del sintomo.
Gli individui che richiedono una terapia, hanno problemi o disagi per i quali non sono stati in grado di risolvere da soli o di trovare delle soluzioni efficaci. O meglio hanno cercato delle soluzioni, ma che sono proprio queste tentaate soluzioni che mantengono il problema.
Quando siamo nel campo dei disagi psicologici, quello che è fondamentale sapere è che solitamente ciò che non funziona raramente ha un effetto neutrale, il più delle volte peggiora la problematica.
Quindi, obettivo della psicoterapia è la rottura interpersonale di mantenimento del problema. La persistenza di un problema si regge sulle tentate soluzioni operate per risolvere il problema stesso, i tentativi di superare il disagio contribuiscono a definirlo e mantenerlo.
Si viene a formare un circolo vizioso, che tende a mantenersi e a autoalimentare proprio mediante i tentativi di cambiamento operati dall’individuo stesso e dalle persone con lui coinvolte in tale dinamica.
In altri termini, è fondamentale è indagare sui processi circolari che aiutano a perpetuare il sintomo e mantenerlo nel tempo. Per far questo è necessario creare vere e proprie esperienze emozionali che permettono di percepire e reagire alla realtà in modo nuovo e più funzionale.
Gentile visitatore/visitatrice, se desidera avere maggiori informazioni o chiedere un supporto, può chiamare al 3470716419, o cliccare su contatti. Ricevo a Ciampino, via Alessandro Guidoni, Roma, zona Castro Pretorio.