Panico e psicosi collettiva

Giu 12, 2017

Panico e psicosi collettiva

Il panico perché può trasformarsi in la psicosi collettiva? Per spigare questo fenomeno è bene partire dal panico e dalla paura.

Il Panico, la paura sono emozioni travolgenti e ad alto rischio di contagio. In uno spazio affollato, in situazioni di paura o di panico, le persone tendono a imitare le azioni di chi hanno vicino, per esempio, correre nella medesima direzione.

Il panico collettivo è un fenomeno conosciuto per essere un tipo di reazione che riguarda la percezione di rischio, in grado di trasmettere e creare reazioni scomposte e molto pericolose.

L’effetto mandria altro no è che la conseguenza di questo meccanismo psicologico. A Torino, in Piazza San Carlo, in occasione della partita di Champions League, con tutta evidenza, la percezione di un rischio interpretato come possibile attacco terroristico e minaccia alla vita ha innescato dinamiche istintive legate alla sopravvivenza. Questo ha portato ad abbandonare ogni ricorso alla logica, alla razionalità, alla possibilità di compiere una lucida analisi di quanto stava accadendo.

La paura riduce il ricorso al giudizio e provoca azioni immediate, non necessariamente finalizzate in modo funzionale. Le emozioni negative come le emozioni positive quando si è in presenza di molti individui all’interno di uno stesso spazio sono amplificate.

La massa favorisce l’attenuazione del giudizio e della responsabilità per cedere il posto a comportamenti collettivi aggressivi e violenti. Sono note le reazioni di contagio e l’attenuazione della responsabilità nella massa. Quando si è in gruppo ci si abbandona a comportamenti che in solitudine non troverebbero luogo. Esempi evidenti sono gli episodi di aggressività delle tifoserie oppure le aggressioni dei cosiddetti “branchi”.

Freud in Psicologia delle masse e analisi dell’io (1921), affermava: “All’interno di una massa e per influsso di questa, il singolo subisce una modificazione spesso profonda della propria attività psichica: L’affettività viene amplificata mentre la capacità intellettuale è ridotta.

Per concludere, Gustave Le Bon con “Psicologia delle folle” (1895) e W. McDougall con la “Psiche collettiva”, prima di Freud, osservarono, che una massa disorganizzata favoriva l’inibizione dei meccanismi di controllo che governano la vita quotidiana e di conseguenza lasciava affiorare moduli di comportamento regressivi e primitivi.

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