Stalking
Tutti abbiamo sentito parlare di stalking, ma che cos’è? Stalking è un termine inglese, che descrive una serie di comportamenti ripetuti e costanti come il “fare la posta”, braccare, pedinare. In italiano la traduzione che più frequentemente viene utilizzata per indicare il fenomeno stalking è quella di “molestia assillante”.
Lo stalking comprende una serie di comportamenti che se ripetuti nel tempo possono assumere le caratteristiche di una forma di violenza dal carattere persecutorio-ossessivo (stalker) attuata ai danni di una vittima, con gravi conseguenze fisiche e psicologiche per quest’ultimo.
Se alcuni tipi di persecuzione sono tollerabili, gestibili e si risolvono in un arco di tempo relativamente breve (da uno a tre mesi), altri invece sono violenti, distruttivi e possono procurare ferite psicologiche profonde, vere e proprie sindromi da stress post-traumatico: insicurezza, paura, incubi, flashback intrusivi in cui riemergono le minacce e gli attacchi subiti.
Solitamente una persona di fronte a un rifiuto da parte dell’altro si ritira, lo stalker, a causa del suo narcisismo patologico, particolarmente sensibile al rifiuto e ai sentimenti di vergogna e umiliazione che vi si accompagnano, da inizio a una serie di strategie volte a impedire l’allontanamento della vittima e a trascinare nel tempo, anche se con modalità distorte, un legame inesistente.
Lo stalking non è un fenomeno omogeneo e non sempre gli stalker sono persone con un disturbo psichiatrico. Infatti è difficile far rientrare i molestatori assillanti in una categoria diagnostica precisa. Non sempre è possibile identificare la presenza di una vera e propria patologia mentale. La presenza, infatti, di un quadro psicopatologico riguarda una piccola percentuale della popolazione stalkizzante.
Come intervenire quando si è una vittima di stalking? E’ utile fornire strumenti, psicoeducativi, per affrontare il problema nel modo più idoneo. Incoraggiando la vittima a cercare sostegno sociale e se necessario un’assistenza legale.
Altra cosa importante è quella di interrompere qualsiasi contatto con lo stalker. Alla lunga questa strategia porta all’estinzione dei comportamenti persecutorii. Viceversa rispondere alle telefonate, leggere le lettere o i messaggi di posta elettronica, farlo entrare in casa, non fanno che alimentare i comportamenti persecutorii.
È fondamentale informare la vittima sulle possibili reazioni che può aspettarsi dallo stalker. Quindi dove necessario, è opportuno anche cambiare numero di telefono, indirizzo e-mail, cancellarsi dai social. Quando è presente un elevato rischio di violenza, sarebbe necessario traslocare o addirittura cambiare lavoro.
In alcuni casi di stalking si può pensare a un incontro tra i due, ma solo in presenza di una persona fidata e in un luogo pubblico sicuro.
Infine, ad alcune vittime di sesso femminile si può consigliare di prendere lezioni di autodifesa, per ridurre il sentimento di impotenza e aumentare la fiducia in se stesse.
Mentre in una fase successiva è necessario, ove ci fossero, affrontare ed elaborare i vissuti e i sintomi post-traumatici: disturbi d’ansia, episodi depressivi, che possono causare gravi limitazioni funzionali e possono permanere anche quando lo stalking è terminato.
Gentile visitatore/visitatrice, se desidera avere maggiori informazioni o chiedere un supporto, può chiamare al 347.0716419, o cliccare su contatti. Ricevo su appuntamento a Ciampino, via Alessandro Guidoni, e Roma, zona Castro Pretorio.