La Sindrome di Stoccolma
La Sindrome di Stoccolma descrive una particolare condizione psicologica. Questa sindrome, si verifica quando la vittima di un sequestro arriva a provare sentimenti positivi nei confronti del suo sequestratore o addirittura a innamorarsi.
Il termine sindrome di Stoccolma è stato coniato nei primi anni ’ 70 a seguito delle reazioni sorprendenti di tre donne e un uomo, impiegati di banca, verso i loro sequestratori dopo una rapina diventata suo malgrado molto famosa.
L’episodio si è verificato in una delle più grandi banche di Stoccolma, il 23 agosto del 1973. I quattro furono presi in ostaggio per quasi una settimana da due ex detenuti evasi che minacciavano la loro vita, ma allo stesso tempo si mostrarono gentili.
Con sorpresa del mondo, i 4 sequestrati non solo si opposero con forza ai tentativi fatti dal governo per liberarli, ma cercarono di difendere i loro rapitori. Anche a distanza di qualche mese dalla loro liberazione, i quattro provavano ancora dei sentimenti positivi molto forti per i loro sequestratori. Due delle tre donne, addirittura, si innamorarono dei rapinatori. L’evento di Stoccolma incuriosì molti studiosi che cercarono di studiare tale fenomeno.
La sindrome di Stoccolma non è considerata una patologia. Alla base ci sarebbero dei meccanismi mentali inconsci, collegati con l’istinto di sopravvivenza. Infatti, la sindrome di Stoccolma è fondamentalmente un meccanismo di sopravvivenza. Le persone coinvolte stanno combattendo per salvare la loro vita.
La sindrome di Stoccolma si manifesta soprattutto quando la vittima percepisce che la sua sopravvivenza è legata al sequestratore.
In questa particolare sindrome, la vittima si identifica con il suo carnefice. Cerca di comprendere le sue motivazioni e finisce con il tollerare le violenze subite. In questo modo, elimina anche l’avversione che provava verso il suo aguzzino. Secondo Anna Freud è un meccanismo di difesa, che coincide con l’identificazione con l’aggressore.
Gli studi accertarono, che situazioni che situazioni molto simili si erano verificate anche nei campi di concentramento, negli adepti di certe sette, nelle vittime di incesto, nei bambini fisicamente e/o emotivamente abusati, nelle donne maltrattate, e infine nelle prostitute e nei prigionieri di guerra.
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