La schizofrenia per la sua grande eterogeneità clinica ha rappresentato e rappresenta una delle più grandi sfide per chi si occupa di malattie mentali. Questo è dovuto probabilmente alla complessità dei meccanismi neurobiologici e psicopatologici coinvolti nella sua manifestazione.

Molte ricerche tendono per una fragilità di tipo biologico, ma nessuna di esse ha potuto, con certezza, provare una eziopatogenesi esclusivamente di tipo biologica.

Quello che è più certo è che l’aspetto genetico/biologico e quello familiare/ambientale sono entrambi decisivi nella sua  genesi o, che abbiano la stessa importanza, interagendo tra loro.

La schizofrenia è una malattia, che compromette la sfera emotiva, sociale (isolandosi) e la percezione. Infatti, non si riesce a distinguere la realtà dall’immaginazione e a perdere il contatto con la realtà e con il mondo che lo circonda. Proprio per queste ragioni, la schizofrenia è considerata un disturbo mentale molto grave.

L’esordio può verificarsi di solito tra gli 8 e i 28 anni e in alcuni casi, o essere anche improvviso. Altre volte può essere preceduto da un periodo in cui la persona gradualmente si chiude in se stessa. In questi casi, appare sempre meno interessata al mondo circostante, lascia senza nessun motivo amici e relazioni sentimentali, il lavoro o la scuola.

Indubbiamente un buon funzionamento familiare è un elemento che protegge dal diventare schizofrenico. Si può quindi pensare che sia l’aspetto biologico che quello familiare possano confluire nel generare una maggiore vulnerabilità a una serie di deficit, che nel corso dello sviluppo possono a mano a mano ridursi o aumentare.

Quindi per rispondere alla domanda se la schizofrenia è una malattia ereditaria si può rispondere che nella genesi di questa patologia sono coinvolti diversi fattori, genetici e ambientali, che agiscono e interagiscono tra di loro.

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