Questo articolo affronta il tema dell’anoressia in adolescenza, che rimane senz’altro la fascia di età più a rischio. Anche se, la sua diffusione sta spostandosi sempre più averso l’età puberale (11-12 anni) e l’infanzia. Infatti, non è raro trovarsi davanti a bambine già a partire dall’età di 8 anni.
Altro aspetto non meno importante, è che la sua gravità esplode in poco tempo, il che porta a una perdita di peso notevole. L’anoressia in adolescenza rappresenta la seconda causa di morte e si piazza subito dopo gli incidenti stradali. Questa problematica, ha un violento impatto emotivo non solo sui genitori, ma anche sugli psicoterapeuti e le altre figure professionali, che hanno a che fare con loro.
Il quadro clinico è caratterizzato da una marcata restrizione alimentare, che interessa sia la quantità, sia la qualità dei cibi. L’idea fissa è quella della magrezza in associazione al timore dell’essere grasse o grosse. Alcune ragazze si percepiscono grasse in tutto il corpo, altre, pur ammettendo lo stato di magrezza complessivo, trovano orribilmente grosse alcune parti: il ventre, i fianchi, il sedere e le cosce.
Con il passare del tempo il valore di sé dipende sempre più da quello che ribadiscono la bilancia e lo specchio. Nella maggior parte dei casi il corpo è vissuto con profonda vergogna e con la preoccupazione di quello che gli altri possono pensare del loro aspetto fisico. Tante ragazze evitano di farsi guardare, e toccare, o di vedersi allo specchio. Altre, invece, verificano di continuo la propria forma fisica.
Fanno molta attenzione a indossare costumi, indumenti attillati o di far vedere parti del corpo percepite come troppe grosse. Sono ragazzine molto critiche verso sé stesse, si sentono non all’altezza e hanno la tendenza a sovrastimare gli altri e a sminuire se stesse.
A livello di relazioni interpersonali si ha un graduale ritiro sociale per sottrarsi al pericolo di trovarsi in circostanze dove si potrebbe verificare la perdita di controllo sul cibo. Si tratta di un comportamento, che tende a irrigidirsi fino a rifiutare di mangiare in presenza di persone, compresi i familiari.
Dispercezione
L’evento più strano e incomprensibile è la progressiva distorsione dell’immagine corporea (dispercezione), che si viene a realizzare in parallelo alla perdita di peso: più diventano secche, più si vedono grasse e grosse, come se indossassero lenti deformanti.
La dispercezione accresce ancor di più la restrizione alimentare, e ne è a sua volta accresciuta, in un circolo vizioso patologico, che può condurre a esiti infausti. A questa dinamica percettiva se ne accompagna un’altra più subdola e per questo ancora più rischiosa. Ogni forma di piacere è vissuta come una condizione di pericolosa perdita di controllo.
Questo ha luogo in un primo momento solo con il cibo, ma pian piano le giovani anoressiche tendono a sottrarsi a tutto quello, che può sconvolgere la loro stabilità, tanto da frenare anche le pulsioni sessuali della prima adolescenza. Viceversa sono molto attente a tutto quello che è obbligo e impegno, ambito nel quale risultano assai competitive. Vogliono essere le più brave della classe e le più rispettose dei doveri, tanto che spesso portano all’eccesso la loro dedizione allo studio abolendo qualunque altra attività. Tendono a dormire anche poco, fino a collassare fisicamente e mentalmente.
Un segnale tipico delle fasi avanzate della perdita di peso è la ridotta capacità di concentrarsi, fino all’estremo affaticamento anche solo nel leggere e nell’ascoltare. Nelle forme più gravi l’abbandono dello studio a cui tengono diviene praticamente certo.
Le modalità cognitive si irrigidiscono in concomitanza con il peggiorare della patologia, il pensiero diviene dicotomico, o bianco o nero, senza alternative. Il perfezionamento nell’aere di interesse le porta a vivere tutto ciò che è un po’ inferiore alla perfezione come una specie di fallimento, allo stesso tempo va ad alimentare la loro poca autostima e le fa evitare le situazioni, che non possono essere gestite nel modo migliore.
Il trattamento
Nel trattamento dell’anoressia in adolescenza, il ruolo dei genitori è fondamentale. I genitori devono modificare i propri atteggiamenti e comportamenti. Dopo aver sbloccato la restrittività alimentare, è importante che la terapia prenda in considerazione tutte le altre problematiche di vita delle adolescenti. Questo significa che la terapia non si deve concentrare solo sul cibo e sul peso, ma deve occuparsi anche dello sviluppo di un sano equilibrio personale e di abilità interpersonali e sociali, oltre a favorire l’evoluzione di una sana funzionale dinamica familiare.
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