Disturbo da Accumulo
Quando il troppo è patologico: la disposofobia
In cosa consiste il disturbo da accumulo o disposofobia? Nel descrivere il disturbo da Accumulo è necessario fare una piccola premessa: le motivazioni che spingono, queste persone ad accumulare non sono così diverse dalle motivazioni che spingono ognuno di noi a conservare degli oggetti.
Tutti noi, o quasi, abbiamo avuto o continuiamo ad avere oggetti che conserviamo da anni, non tanto per il loro valore effettivo o funzionale, ma perché siamo in qualche modo legati ad essi affettivamente, e buttarli via può risultarci problematico.
La disposofobia, quindi, consiste nel raccogliere e accumulare oggetti, il più delle volte, inutili e senza valore come riviste, cianfrusaglie varie, ammasso di spazzatura o di animali, e nell’incapacità di liberarsene, come se vi fosse una sorta di difficoltà a decidere tra ciò che ha valore e ciò che non lo ha.
L’atto di rimandare il momento della separazione dagli oggetti sembrerebbe un modo per evitare l’ansia. Infatti, l’accumulatore prova una grande ansia se solo pensa di disfarsi di tali oggetti e, quindi, cerca sempre nuovi spazi (spesso inappropriati) dove sistemarli. Spesso sono spinti a raccogliere oggetti anche da luoghi inappropriati come i cassonetti della spazzatura.
Il disturbo da accumulo, ovviamente può avere diversi gradi di gravità: ci sono persone che hanno la casa completamente invasa da oggetti, tanto da non potersi muovere e, persone che accumulano selettivamente solo determinati oggetti.
Il disturbo da accumulo è un fenomeno sottostimato, visto che raramente chi accumula chiede aiuto e lo riconosce come problema. La tendenza all’accumulo spesso inizia durante l’infanzia o l’adolescenza, ma di solito non ha manifestazioni severe fino all’età adulta.
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