Schadenfreude

Apr 27, 2020

Schadenfreude

Gioire per le disgrazie altrui

Schadenfreude è un termine tedesco composto da schanden che significa danno e freude che significa gioia: gioire per le disgrazie altrui.

Il gioire per le disgrazie altrui non è un sentimento che provano solo poche persone. Ma è, per essere molto ottimista, un’emozione che tutti e dico tutti, almeno una volta nella nostra vita, abbiamo provato. Spesso per giustificarci la travestiamo da giustizia divina.

Sicuramente non sarà un sentimento nobile gioire per le disgrazie altrui. Ma chi non si è mai rallegrato quando ha visto il suo rivale diretto beccato dalla sfortuna? Come il collega infame che ci ha soffiato il posto cui ambivamo, o colui che ci aveva fatto un torto e poi ha ricevuto la punizione che si meritava.

Seppure con nomi diversi ogni popolo e cultura hanno dato un nome a questa non nobilissima emozione. I tedeschi come già detto, la chiamano “Schadenfreude”, i francesi parlano di joie maligne, i danesi la definiscono leedvermaak e potrei continuare……

Un antico detto giapponese recita che “La sfortuna degli altri è dolce come il miele”.

Nietzsche la definiva la «vendetta dell’impotente», mentre per Schopenhauer era: “l’indizio più infallibile di un cuore profondamente cattivo”.

In Inghilterra, come afferma l’antropologa Tiffany Watt Smith “godere delle disavventure e delle miserie degli altri fa parte della cultura nazionale come il tè delle cinque e le conversazioni sul meteo”.

Vi ricordate cosa fa dire Jane Austen, autrice del celebre romanzo “Orgoglio e Pregiudizio”, al signor Bennet: “Per cosa viviamo se non per far ridere i nostri vicini e ridere di loro a nostra volta?”.

Quindi anche se i buonisti disdegnano la Schandenfreude, perché la considerano come uno degli aspetti meno nobili dell’essere umano, trovo che sia estremamente difficile riuscire a non godere di quel conforto che deriva dal ricevere brutte notizie che riguardano amici e conoscenti, che a torto o ragione, sembrano quasi sempre baciati dalla fortuna.

In “Delitto e castigo” Dostoevskij scrive: “gli inquilini , uno dopo l’altro, s’avviarono verso l’uscio, con quello strano senso di soddisfazione interiore, che si nota sempre, anche nelle persone più intime, quando una sventura improvvisa colpisce il loro prossimo, e dal quale nessun essere umano è immune, nonostante ogni più sincero sentimento di compassione e di simpatia”

Ma perché proviamo piacere per una sfortuna capitata a un altro con cui abbiamo una qualche relazione sociale? Potremmo anche considerala un difetto gioire per le disgrazie altrui, ma forse non esagerano quelli che la considerano come un aiuto, un salvataggio, una protezione.

Quando ha cercato un appagamento, una consolazione, da sempre la natura umana si è sempre affidata all’umiliazione e al fallimento degli altri.

Quando veniamo a conoscenza della sfortuna di qualcuno, prendiamo consapevolezza che non siamo i soli a subire delusioni, ma che come noi le provano anche tanti altri.

Sembra quasi che le disgrazie degli altri addolciscano la nostra invidia, i nostri limiti, le nostre delusioni, facendoci sentire meno inferiori rispetto agli altri. Questo anche per alimentare e nutrire il nostro sano narcisismo.

Per concludere posso semplicemente dire che non c’è da vergognarsi quando si provano determinate sensazioni. E’ come il provare ansia e paura, sono emozioni che ci sono utili.

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