Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo provato un disagio psicologico: gelosia, invidia, rancore, e così via. Il disagio è transitorio, ma gli schemi di pensiero che lo generano tendono ad essere duraturi, nel senso, che continuiamo a ricostruire nella nostra vita sempre le medesime situazioni. Così facendo il malessere diviene la norma e lo star bene l’eccezione.
Se non facciamo qualcosa per cambiare questi schemi di pensiero seguiteremo a ricreare le stesse situazioni per tutta la vita. La presenza di emozioni negative porta alla mancanza di scelte comportamentali adeguate che rallentano o addirittura impediscono la nostra autorealizzazione e il nostro benessere.
Solitamente attribuiamo l’ostilità che sentiamo verso gli altri alle differenze ideologiche, culturali, razziali, e via dicendo. Più difficile è invece convivere con le diversità in modo da non star male né provare rancore. Questo richiederebbe da noi un comportamento altamente flessibile, adattabile. I nostri pregiudizi, le nostre convinzioni, i nostri schemi comportamentali ricorrenti, tutto questo spesso ci limita nelle nostre scelte riguardo ai comportamenti da emettere nelle varie situazioni sociali. L’inflessibilità comportamentale conduce ad una selettività discriminante che limita in larga misura le nostre capacità di interagire con il mondo.
Spesso nella vita sociale si incappa in situazioni che creano disagio. Nelle situazioni di disagio è difficile operare scelte comportamentali giuste. si mettono dei comportamenti sbagliati e poi ci si sente ancora più male. Per alcune persone il disagio sociale è una costante talmente ricorrente da spingerle all’insicurezza personale ed all’isolamento. Tutti comunque incappiamo in situazioni che creano disagio. Evitare le situazioni che creano disagio è naturale, ma l’evitamento e la fuga sono circoli viziosi: prima o poi i problemi vanno risolti alla radice. Perché rimandare dunque? Altre, pur non vivendo il disagio in prima persona, hanno un modo di fare che crea disagio negli altri, cosicché vengono costantemente evitate senza comprenderne il perché.
Quando ci si sente “vittima delle circostanze” è facile sentirsi spinti ad indagare il contenuto della nostra vita sociale in cerca di risposte ai nostri problemi. In realtà quando le situazioni si ripetono nell’arco della nostra vita è più utile avviare un lavoro di analisi sulla forma del nostro comportamento anziché sul contenuto delle nostre relazioni.
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