I tic sono dei movimenti ripetuti, improvvisi e involontari che rappresentano una caricatura d’un atto naturale. La loro esecuzione può essere preceduta da un bisogno, mentre la loro repressione causa disagio. La volontà o la distrazione possono temporaneamente sospenderli.

Questi movimenti ticcosi cessano durante il sonno, mentre aumentano durante le situazioni di forte ansia o quando il bambino si sente osservato. Possono essere volontariamente bloccati per un brevissimo tempo per poi ripresentarsi in serie come per recuperare quelli mancati.

I tic facciali sono i più frequenti: sbattere le palpebre, aggrottamento delle ciglia, smorfie, protrusione della lingua, movimenti del mento.

A livello del collo si notano dei tic di tentennamento, di saluto, di negazione, di rotazione. Poi abbiamo quelli di sollevamento delle spalle, delle braccia, delle mani, delle dita, i tic respiratori come sbadigliare, storcere o soffiare il naso, tossicchiare o tic fonatori: schiocco della lingua, grugniti, grida più o meno articolate, abbaiate.

I tic possono presentarsi isolatamente o insieme con altri, restare costanti in una stessa persona o intervallarsi. Solitamente fanno la loro comparsa gradualmente verso i 6-7 anni.

Prima del sopraggiungere del tic, il soggetto prova talvolta un sentimento di tensione e il tic sopraggiunge come una specie di scarica che lo solleva. Essi possono essere transitori e quindi spariscono spontaneamente e sono senza dubbio i più frequenti, mentre quelli cronici sono stabili.

L’intervento terapeutico con i bambini deve avere come primo obiettivo  quello di evitare la cronicizzazione, perché i movimenti ticcosi tendono a cronicizzarsi rapidamente.

Prima di qualsiasi intervento terapeutico sarebbe meglio dare alla famiglia una serie di informazioni su come comportarsi davanti ai comportamenti ticcosi del figlio, allo scopo di correggere atteggiamenti sbagliati che invece di diminuire vanno ad aggravare questi movimenti involontari e improvvisi. 

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